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COMMERCIO E TURISMO: LA PANDEMIA DISEGNA NUOVI SCENARI ANCHE PER IL FRIULI VENEZIA GIULIA

Stamattina a Grado il primo consiglio generale della Fisascat Cisl Fvg, di nuovo in presenza. Giacomazzi: “Il lavoro sta cambiando velocemente, bisogna riorganizzarsi con nuove tutele”

Il tema del lavoro che sta cambiando velocemente, disegnando nuovi scenari, è stato al centro del consiglio generale, il primo in presenza dopo oltre un anno, della Fisascat Cisl Friuli Venezia Giulia. La pandemia non solo ha impattato pesantemente sull’occupazione nei settori del commercio e del turismo, e dei servizi in generale, ma ha imposto anche nuove sfide al sindacato. I fronti aperti sono, infatti, diversi. Si parte dalla crisi del commercio dovuta al Covid e che in Friuli Venezia Giulia sconta un calo di posti di lavoro del 15% su un bacino di circa 10mila addetti, per arrivare ai contratti non rinnovati, come, ad esempio, quello della vigilanza, atteso da tempo anche da 700 operatori della regione, o, peggio ancora, ai contratti che di fatto portano ad un fortissimo e inaccettabile dumping sociale. “Siamo dinnanzi a scenari assolutamente inediti e pericolosi” – afferma il segretario della Fisascat Cisl, Adriano Giacomazzi, riferendosi ad esempio ai contratti che prevedono una paga oraria di 3 o 4 euro proposti da molte aziende del comparto turistico e del commercio anche da noi”. Se è vero – si legge nel comunicato del Sindacato – che con l’arretramento della pandemia stanno aumentando le richieste di lavoratori (nei servizi si contavano a giugno circa 7.000 richieste professionali, di cui 1.400 nel settore della ristorazione e del turismo, circa 700 di commessi e poco più di addetti alle pulizie), è altrettanto vero che le dinamiche contrattuali attuate sono fonte di preoccupazione, a causa del sostanziale passaggio dalle assunzioni dirette con contratti a termine ai contratti atipici, soprattutto in somministrazione, con la conseguenza di paghe più basse, aumento dei part time e della frantumazione degli orari e la creazione di una forza lavoro impoverita formata, secondo la definizione data da molti delegati presenti alla riunione, da “manovalanza usa e getta”. “E’ chiaro – commenta Giacomazzi – che questa situazione, che grava soprattutto sui giovani, va riportata ad equilibrio, così come resta urgente arrivare alla definizione di un ammortizzatore sociale universale che tuteli tutti i lavoratori, indipendentemente dalla tipologia di lavoro ed azienda, tutelandoli e tenendoli ancorati al mercato del lavoro”. Tuttavia – ha rimarcato anche il segretario generale della Cisl Fvg, Alberto Monticco – accanto alle politiche passive, il comparto, così come tutto il mondo del lavoro, ha bisogno di forti politiche attive, in particolare di formazione intesa come accompagnamento del lavoratore durante tutta la sua vita professionale e non solo nel momento della ricollocazione. “La tenuta dell’occupazione passa anche da qui, da operatori qualificati, pagati adeguatamente, tutelati in modo solido, così come la tenuta dell’economia del nostro Paese sarà necessariamente consegnata al buon esito della campagna di vaccinazione”.

“Unitamente agli strumenti passivi di integrazione al reddito in costanza di rapporto di lavoro – ha concluso la segretaria nazionale della Fisascat Cisl, Aurora Blanca – bisognerebbe dare vita ad una nuova generazione di politiche attive, fondamentali ai nostri settori. Settori come il turismo, sul quale la nazionale si è soffermata, partendo dal dibattito sulla carenza di manodopera specializzata nel comparto turistico. “Non possiamo restare silenti rispetto alla strumentalizzazione demagogica che sta maturando nel Paese attorno alla favola dei 500mila posti disponibili nel comparto turistico e dei lavoratori che preferiscono restare a casa piuttosto che lavorare stagionalmente nel turismo: piuttosto bisognerebbe verificare le reali condizioni di lavoro proposte nel settore. E’ paradossale per che ai lavoratori del turismo venga proposto un contratto di lavoro part time a 20 ore quando gli orari di lavoro di fatto superano addirittura le 60 ore settimanali. E’ presumibile che questi contratti celino in realtà rapporti di lavoro grigi e addirittura in nero senza tralasciare il fatto che buona parte dei lavoratori stagionali vengono addirittura inquadrati con rapporti di stage/tirocini provenendo da percorsi scolastici dedicati”.